Climatologia

(Favia)


La prima nozione di clima è sorta probabilmente quando l’uomo ha cominciato a intraprendere viaggi con spostamenti tanto ampi da raggiungere regioni con caratteristiche meteorologiche diverse da quelle del luogo di origine, cioè con differenze piuttosto stabili nei valori e negli andamenti annui della temperatura, delle precipitazioni, dell’umidità dell’aria, dei venti, ecc..

Aspetto estremo del clima : tratto del deserto sabbioso nella valle della Morte in California.

Questa prima nozione già basta a mettere in evidenza alcuni caratteri del clima: esso è legato al luogo; richiede, per essere determinato, un periodo di osservazione piuttosto lungo, comunque misurato ad anni. Successivamente, con l’introduzione degli strumenti atti a misurare le grandezze meteorologiche, la determinazione del clima non solo è diventata oggettiva in quanto esprimibile in tabelle numeriche e grafici quotati, ma si arricchisce progressivamente di nuovi elementi che divengono interessanti per l’accrescersi delle conoscenze sull’atmosfera e per il sorgere di sempre nuovi aspetti ed esigenze dell’attività umana. Il concetto di clima è dunque complesso e per alcuni aspetti sempre sfuggente; viceversa le esigenze sia di studio sia applicative richiedono una più o meno drastica semplificazione. La prima esigenza è quella della presentazione dei climi, in forma generale, cioè della rappresentazione dei principali fatti climatici mediante classificazioni, indici empirici, grafici e tabelle, descrizioni: è questa la Climatologia Generale, valida in ogni caso come fonte di dati e notizie e come premessa ad ogni ulteriore approfondimento. Viene subito dopo l’esigenza di razionalizzare la conoscenza dei fatti climatici, inquadrandoli in un sistema coerente e quantitativo di cause, effetti e interdipendenze, cioè in leggi e modelli fisici vieppiù perfezionati e comprensivi. è questa la Climatologia fisica, che poi estende il suo esame dal macroclima (situazione climatica generale del paese) ai mesoclimi regionali e ai microclimi locali.

Aspetto estremo del clima :scorcio della foresta pluviale della Nuova Guinea.

Da questo possiamo dire che il clima di una località è l’insieme degli stati atmosferici, ivi compresi sia la frequenza e variabilità statica degli elementi che li compongono sia i loro modi di succedersi ed evolversi, che in un periodo sufficientemente lungo finiscono per verificarsi su quella località.

 

La Climatologia Generale

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) suggerisce di utilizzare il trentennio per studiare i dati climatici rilevati nelle stazioni meteorologiche; perché un periodo più corto infatti non permetterebbe deduzioni sufficientemente attendibili, soprattutto per eventi poco frequenti ma assai importanti quali le temperature minime o massime assolute, le precipitazioni di massima intensità o durata, la siccità prolungata, i valori massimi del vento, ecc..

A occuparsi dello studio dei dati climatici è la Climatologia generale che consta sostanzialmente di tre parti, a volte fra loro compenetrate:

  1. Una parte numerica consiste in tabelle statiche di medie e frequenze, relative a singole località o raggruppamenti regionali, eventualmente corredate da grafici;
  2. Una parte sistemica comprendente la rappresentazione coordinata della distribuzione dei climi su regioni e continenti;
  3. Una parte discorsiva che integra organicamente le due precedenti mediante osservazioni, confronti, descrizioni di caratteristiche climatiche, che vanno oltre il freddo linguaggio delle tabelle.

 

Tabelle statiche e grafici

La determinazione dei valori climatici di una località per usi generali è compiuta su ciascun elemento rilevato dalle stazioni convenzionali: temperatura, precipitazioni, umidità dell’aria, vento in velocità e direzione, visibilità e nebbie, nuvolosità. Di questi elementi, a seconda dei casi, i seguenti parametri statici: le medie o i totali mensili e annuali, i valori massimi e minimi mensili e annuali, il numero di giorni al mese e all’anno corrispondenti a determinati valori limite.


Classificazione dei climi

I primi climatologi, quando si è realizzata la possibilità di ragionare su dati sufficientemente oggettivi estesi alla maggior parte della superficie terrestre, hanno avuto modo di constare due fatti.

  1. Le differenze fra i climi dei diversi luoghi denotano un’organizzazione d’insieme di cui sono ben individuabili i tratti più marcati, legati alla latitudine, ai rapporti oceano-conrinente, mare-terra, monte-valle, ecc.
  2. I climi trovano la loro espressione più immediata e sensibile nelle caratteristiche della vegetazione naturale, anch’essa vincolata al luogo e ai luoghi intervallati di tempo.

Sono così sorti molti indici termo-pluviometrici e molte classificazioni climatiche, con l’intento di tradurre in schemi e formule empiriche le differenze fra i climi. Una delle più importanti classificazione dei climi è stata quella formulata dal meteorologo e geofisico di origine russa Wladimir Koppen (1864-1940), che consiste nel dividere i climi in cinque famiglie contraddistinte dalle prime lettere dell’alfabeto nell’ordine in cui a grandi linee si incontrano dall’equatore verso i poli. In questa famiglie si raggruppano undici tipi principali, a loro volta suddivisi in un numero notevole di tipi secondari e sottotipi.

 

Climatologia descrittiva

I trattati classici di climatologia abbondavano in descrizioni di climi e di loro caratteristiche, con richiami geografici, particolarità locali, riferimenti storici e popolari che valessero a sottolineare gli aspetti notevoli, quale ad esempio il vario spirare dei venti. Successivamente i contenuti sono divenuti gradualmente meno discorsivi e più appoggiati alle cifre, man mano che l’interesse tecnico è andato prevalendo su quello iniziale della conoscenza della natura che ci circonda. Attualmente, infine, il maggiore spazio è assorbito dai dati utilizzati per scopi specifici, cioè la maggiore attenzione si è trasferita sui problemi e sulle indicazioni delle climatologie finalizzate, mentre il desiderio di conoscenza si è rivolto alla storia climatica del pianeta, alla sua ricostruzione su basi fisiche e alla sua possibile evoluzione futura.